Matrimonio gay in Italia: un unione civile "a metà"

In Europa sono 29 gli Stati in cui le coppie omosessuali accedono all’istituto del matrimonio e, tra questi, l’Italia risulta essere uno Stato a metà. Vediamo perché!

Matrimonio gay in Italia: un unione civile "a metà"

La lotta per i diritti civili è una battaglia che ha segnato- e continua a farlo- la cultura occidentale da vent’anni a questa parte. Dall’ 1 aprile del 2001, quando il sindaco di Amsterdam sposò le prime 4 coppie omosessuali unite in matrimonio in Europa, sono 29 gli Stati in cui le coppie omosessuali accedono all’istituto del matrimonio e, tra questi, l’Italia risulta essere uno Stato a metà. Vediamo perché!

La legislazione italiana in materia "rainbow"

In Italia vige una specie di apartheid in termini di matrimonio, riservato quest’ultimo alla coppia eterosessuale mentre alle coppie gay o lesbiche è riservato il solo istituto dell’unione civile, che manca di alcuni diritti sugellati dal matrimonio. Risale al 2012 una sentenza della Cassazione italiana in cui si riconosce che la diversità di sesso dei nubendi non è un presupposto indispensabile affinchè venga riconosciuto in Italia un matrimonio omosessuale contratto all’estero. Bisognerà attendere il 5 giugno 2016 e la “legge Cirinnà” affinchè l’Italia riconosca alle coppie omosessuali la possibilità di “unirsi civilmente” e, da questa unione, contrarre dei diritti e dei doveri in ambito morale e patrimoniale, come la reciproca assistenza morale e materiale, in base alla propria capacità economica e/o casalinga.

Possono richiedere l’unione civile:

-le persone dello stesso sesso e maggiorenni;

-non vi è obbligo di residenza nel comune in cui si sceglie di celebrare il rito. Se all’interno della coppia vi è un* cittadin* stranier*, quest* dovrà presentare in Prefettura italiana un nullaosta da parte dell’autorità competente del proprio Paese e contenente tutte le generalità.

PILLOLA DI STORIA

Era il 31 gennaio 2017 quando, in Italia, fu celebrato il primo matrimonio rainbow tra una coppia lesbo.

Differenza tra matrimonio e unione civile

Sembra essere un momento di passaggio tra nessun riconoscimento all’unione matrimoniale di coppie omosessuali e il matrimonio (in senso stretto) omosessuale, ma non per forza. In stati come la Spagna, il Sud Africa e gli Stati Unitile alle coppie omosessuali è stato riconosciuto il diritto al matrimonio senza passare dal “contentino giuridico” dell’unione civile. La differenza sostanziale? In base all’etimologia del termine, la capacità riproduttiva della coppia è elemento necessario per poter officiare il matrimonio in senso stretto, per cui la differenza tra i sessi è condicio sine qua non. Le unioni civili, invece, mancano di legiferare riguardo il capitolo della genitorialità, cosa ancora non riconosciuta alle coppie omosessuali, così come la possibilità di adottare da parte di quest’ultime.

E’ evidente un divario tra società più aperte, inclini ad abbattere qualsiasi forma di discriminazione e violenze, e stati come l’Italia in cui, tra ingerenza vaticana e storica arretratezza rispetto a civiltà più evolute, si fa ancora fatica (e ostruzionismo in Parlamento) ad accettare il famoso DDL ZAN che vuole punire chi usa toni violenti o forme di odio nei confronti di coppie omosessuali, ancora sotto il mirino della parte più falsamente perbenista e bigotta della società italiana.